Nato a Kiev, in Ucraina, nel 1937, Valentin Silvestrov è uno dei più grandi compositori di musica classica contemporanea. Negli anni Sessanta è stato uno dei maggiori esponenti dell’avanguardia di Kiev e la sua musica fu bersaglio di dure critiche da parte dei sostenitori dell’estetica musicale Sovietica conservatrice. A partire dagli anni '70, il suo stile si è evoluto verso una nuova realtà musicale altamente poetica da lui definita ‘musica metaforica’ o ‘metamusica’. In un certo senso, la “metamusica” sta ad indicare una sorta di stile o linguaggio universale, "un dizionario generale che non appartiene a nessuno ma può essere usato da chiunque a modo suo”.
Dall’inizio del XXI secolo, Silvestrov ha iniziato a lavorare anche con le piccole forme e composto più di seicento brani, principalmente per pianoforte, fra cui valzer, ninnananne, postludi, pastorali e serenate. In questi brani, da lui chiamati ‘bagatelle’, la melodia occupa un ruolo di primo piano. Silvestrov crede fortemente che la melodia rappresenti un presupposto fondamentale per la sopravvivenza stessa della Musica, sostenendo che “solo la melodia rende la musica eterna”.
Utilizzando tecniche tonali e modali, Silvestrov crea un arazzo unico e delicato di trame drammatiche ed emotive, qualità che, secondo il compositore, sono spesso sacrificate in gran parte della musica contemporanea. Prendendo in prestito le parole della musicologa Tatjana Frumkis: “La musica di Silvestrov è in equilibrio permanente tra l'esistente e l'inesistente, tra suono e silenzio sonoro”.